mercoledì 15 luglio 2009

NOI LAVORATORI DA SERIE B

FONTE: DA IL MATTINO

ROMA (15 luglio) - Arriva una mini-stretta per le pensioni, che partirà dal primo gennaio 2015, e comporterà al massimo tre mesi di aumento dell'età pensionabile. È quanto prevede un emendamento presentato dal governo al decreto legge anti-crisi, che adegua i requisiti di età anagrafica per l'accesso delle pensioni all'incremento della speranza di vita calcolato dall'Istat.

Dal prossimo anno inoltre le donne nel pubblico impiego andranno in pensione a 61 anni, mentre nel 2018 a 65 anni, così che si raggiungerà l'equiparazione con gli uomini. È l'effetto dell'emendamento che il governo si appresta a presentare al decreto anticrisi nelle prossime ore, come ha confermato il ministro del Lavoro. L'aumento dell'età pensionabile avverrà gradualmente in dieci anni: uno ogni due.

«A decorrere dal primo gennaio 2015 i requisiti di età anagrafica per l'accesso al sistema pensionistico italiano - si legge nel comma due dell'emendamento del governo al decreto legge anticrisi in merito alla previdenza - sono adeguati all'incremento della speranza di vita dall'Istituto nazionale di statistica e validato dall'Eurostat con riferimento al quinquennio precedente. Con regolamento da emanare entro il 31 dicembre 2014» su proposta «ministro del Lavoro della salute e delle politiche sociali di concerto con il ministro dell'Economia è emanata la normativa tecnica di attuazione. In sede di prima attuazione - spiega l'emendamento - l'incremento dell'età pensionabile riferito al primo quinquennio antecedente non può comunque superare i tre mesi».

Dal 2015 l'età pensionabile potrebbe essere legata all'aspettativa di vita. «Stiamo valutando una forma di stabilizzazione del sistema previdenziale in relazione all'incremento dell'aspettativa di vita», ha detto il ministro del Lavoro, Maurizio Sacconi, precisando che si tratterà di una «sorta di piccola finestra mobile, sostanzialmente impercettibile per le persone».

La «finestra mobile» sarebbe rivista di poche mensilità ogni cinque anni, che diventerebbero pochi giorni l'anno, ha spiegato il ministro del Lavoro. Sacconi ha spiegato che con tale meccanismo la sostenibilità risulterebbe «la migliore o tra le migliori di Europa». Secondo il ministro, infatti, appare urgente per rendere più robusta la credibilità del nostro Paese sui mercati. I meccanismi a carattere volontario, invece, non sono apprezzati né dall'Unione Europea né dalla Ragioneria. A giudizio di Sacconi, allo stesso tempo, «forti penalizzazioni non sarebbero accettabili. Guardiamo con attenzione alla sostenibilità di aggiustamenti che non sono tali da modificare le condizioni e le aspettative rispetto a prestazioni previdenziali che spesso hanno carattere di protezione sociale».

«È inammissibile che il governo presenti un emendamento al decreto anticrisi per l'innalzamento dell'età pensionabile delle donne del pubblico impiego. Occorre invece aprire una discussione in Parlamento e continuare il confronto con le parti sociali. Nessun colpo di mano è accettabile su un tema delicato come quello delle pensioni che va affrontato in una logica di riforma complessiva e condivisa». Lo dice Cesare Damiano,
capogruppo Pd in commissione Lavoro della Camera.

«Il governo Berlusconi prosegue nella sua linea di far pagare la crisi ai lavoratori e nello specifico alle lavoratrici». Lo dice il segretario del Prc Paolo Ferrero. «La proposta di aumentare l'età pensionistica per le donne, comporta, oltre al danno, la beffa. Il danno perché sulle spalle delle donne pesa già un enorme lavoro domestico che si somma al lavoro salariato. La beffa perché tutto questo viene fatto in nome dell'eguaglianza, come se fare l'eguaglianza tra diseguali non fosse la peggiore ingiustizia che si può commettere. Invitiamo le donne e le organizzazioni sindacali a mobilitarsi contro questa ulteriore porcheria escogitata dal ministro all'Economia e dal governo delle destre».

Sanità, Sacconi: nessun taglio. Nel Dpef «non sono mai stati ipotizzati tagli alla sanità ed, anzi, il fondo sanitario cresce di circa 4,5 miliardi tra il 2010 e il 2011». Lo ha detto il ministro del Welfare Maurizio Sacconi. «Quando si cresce di 4,5 miliardi - ha affermato il ministro - a casa mia non sono tagli bensì incrementi di spesa». Sacconi ha quindi precisato come siano invece già noti i tagli alla spesa farmaceutica: «Questi - ha rilevato - corrispondono alle misure che sono state adottate con riferimento ai cosiddetti extrasconti. In ogni caso - ha concluso il ministro - il dialogo continuerà».

Il nuovo ministero della Salute, ha poi confermato Sacconi, sarà operativo a partire da settembre-ottobre.

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