sabato 2 ottobre 2010

IL DRAMMA DEL LAVORO IN ITALIA


Vincenzo non ci sarà

Fincantieri, l'indotto lo caccia e lui si toglie la vita

E’ un fatto che Vincenzo Di Somma, l’operaio che si è impiccato la scorsa notte a Castellammare di Stabia (Napoli), stava vivendo un periodo drammatico, demoralizzato dall’assenza di lavoro e «sempre senza soldi», come hanno riferito gli stessi parenti alla polizia. E’ un fatto che a causa di queste difficoltà, a cui si era aggiunta la sospensione del sussidio di disoccupazione, era stato costretto a trasferirsi a casa dei genitori con tutta la sua famiglia. E’ un fatto, infine, che l’uomo non era dipendente della Fincantieri, ma di una ditta dell’indotto, la Navalcarena Group. Comunque lo si voglia raccontare, il suicidio di Vincenzo è una delle mille sfaccettature della crisi economica che sta dilaniando il nostro Paese. Sono quelli come Vincenzo che pagano, per primi e fino in fondo, la mancanza di prospettive. Non è un mistero che l’indotto Fincantieri spesso è fatto di piccole e medie imprese instabili e poco solide. Del resto è proprio su questo mondo che Fincantieri stessa non ha mai voluto fare chiarezza alimentando una “filiera” parallela dove non c’è nessun controllo e aprendo e chiudendo il rubinetto delle commesse a proprio piacimento senza una regola e dei criteri condivisi. Dopo il licenziamento l’uomo aveva saltuariamente trovato lavoro come muratore e come commesso: lavoro nero, quindi. Non deve essere stato facile per lui, abituato a un lavoro nella filiera industriale che, per quanto instabile, consentiva di avere alcuni punti di riferimento. Vincenzo lascia due figli di 6 e 8 anni. È stato il padre dell’uomo, rientrato di sera a casa, a trovare l’uomo impiccato nel garage di via Fontanelle a Pompei, un’area confinante con Castellammare di Stabia.
E’ con questo “preambolo” che oggi le tute blu della Fincantieri scenderanno in piazza a Roma per urlare la loro protesta contro la mancanza di prospettive del settore. E’ una rivendicazione precedente agli ultimi sviluppi dei 240 licenziamenti prima annunciati e poi ritirati dall’azienda. E’ da almeno due anni che i sindacati, Fiom in prima fila, mettono l’accento sulla mancanza di una politica industriale che consenta alla cantieristica italiana di superare i rischi legati alla globalizzazione. Le ultime scelte dell’azienda, poi, hanno finito per farli imbestialire. Fincantieri ha pensato bene di utilizzare 300 milioni di fondi pubblici per due terzi come ripianamento dei debiti e per un terzo come investimento iniziale negli Usa (Michigan). Fim, Fiom e Uilm chiedono al Governo innanzitutto un programma di commesse pubbliche, «rapidamente cantierabili», investimenti per l’ammodernamento dei cantieri e per l’attività di ricerca e Innovazione del prodotto, finanziamenti all’esportazione e, infine, misure, in sede europea, a favore del rinnovo delle navi e per lo sviluppo del settore. Non vogliono quindi la luna. Chiedono solo il sostegno concreto per un settore, quello della cantieristica, famoso a livello internazionale per la qualità dei prodotti.
Il suicidio di Vincendo, ha destato molto scalpore nel mondo sindacale. Perfino il segretario della Cisl, Raffaele Bonanni, ha fatto una dichiarazione in cui invita tutti a gestire con maggiore attenzione alcuni passaggi delicati della crisi economica. Per Oliviero Diliberto, coordinatore del Pdci, il fatto di Castellammare «dovrebbe scuotere le coscienze di tutti ma soprattutto di chi per subordinazione alle imprese, per indifferenza nei confronti della condizione operaia, per cinismo politico, pensa che governare si esaurisca nel salvarsi la pelle dai processi che gli pendono sulla testa». «Berlusconi è ministro per lo Sviluppo economico da 149 giorni», aggiunge Diliberto, «non si conosce un atto, un’inziativa presa per evitare il dramma di Fincantieri e di tutti gli operai che ci lavorano». Oggi il Pdci sarà in piazza. Anche il Prc sarà a fianco dei lavoratori di Fincantieri.
«La realtà della cantieristica pubblica italiana – sottolinea il segretario Paolo Ferrero che domani sarà presente all’appuntamento fissato per le 10 in piazza della Repubblica – è tra le più avanzate del mondo, va salvaguardata e rilanciata attraverso una vera politica industriale del settore che avvii un programma di investimenti pubblici per difendere l’occupazione, ammodernare i cantieri, puntare su ricerca e innovazione. Per uscire dalla crisi, anche in questo settore strategico per il Paese, è necessario invertire la tendenza di smantellare le aziende pubbliche per poi svenderle, sulla pelle dei lavoratori, agli speculatori di turno come avvenuto con Alitalia. Il Governo la smetta di essere indifferente - conclude Ferrero - e si assuma la responsabilità, come richiesto dai sindacati promotori dello sciopero e della manifestazione, di aprire un tavolo sulla crisi della cantieristica».
Fabrizio Salvatori
in data:01/10/2010
fonte:www.liberazione.it

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